Un pezzo di teatro da camera lo definisce il suo Autore, Mirko Feliziani. Un modo di raccontare quasi sottovoce, delicatamente. Narrare un dramma lasciando fuori il sangue, la sofferenza, le grida, il dolore che inevitabilmente ne scaturirebbe, facendolo invece implodere in se stesso nel silenzio di una sala da pranzo.
Sono queste le caratteristiche salienti di Melò, ultimo lavoro del regista, autore e attore Mirko Feliziani, in scena fino al 25 ottobre al Teatro India nell’ambito di Oggi verso domani, progetto, arrivato alla seconda edizione, con il quale il Teatro di Roma dà spazio a giovani artisti contemporanei. Da sempre Oggi verso domani ha cercato di mettere in evidenza artisti che combinassero la ricerca di autonome forme espressive con la creazione di nuove drammaturgie. Feliziani con il suo Melò bene si inserisce in questo contesto, sia per la scrittura drammatica intimista, ironica ed elegante, sia per la messa in scena.
Sono tre i personaggi del Dramma: Van (Mirko Feliziani) e Lidj (Elena Borgogni), due domestici, e la ricca signora (Beatrice Ciampaglia) per la quale i due lavorano. Vivono fuori dall’Italia, non ci è dato sapere dove, forse l’est Europa, Van e Lidj sono fratelli, lei è incinta, ma non è sposata, non sappiamo chi è il padre del bambino che porta in grembo, forse il misterioso frutto di un amore più che fraterno. Van narra la vicenda al pubblico in proscenio, con tono distaccato, quasi fosse in terza persona, il passato, i dialoghi tra i due fratelli e la Signora avvengono più lontano, quasi sul fondale del palcoscenico, dietro una rete a maglie strette dove i caratteri dei personaggi sfumano tra le nebbie del ricordo. Così veniamo a sapere della futura dipartita della Signora che si appresta a lasciare il paese straniero per tornare in Italia. Ogni sera, in una desolazione senza speranza la Signora mangia poco della cena che i due le hanno preparato, si addormenta sul tavolo e viene svegliata da Lidj che per lei ha cullato suo figlio, un bambino di soli tre mesi.
Il racconto, nasconde tutti i particolari che il pubblico vorrebbe sapere, volutamente impedisce allo spettatore di comporre il puzzle della verità, la logica lascia il posto all’emozione, o meglio alla sensazione della catastrofe. Quando il dramma si compie, una virata, volutamente brusca spezza il fiato del dolore, i tre attori si presentano al pubblico discutendo in terza persona il futuro dei tre personaggi. E se vi è una possibile critica da rivolgere all’opera di Feliziani forse è proprio in questo finale parodistico nel quale i tre attori si muovono come fossero in uno studio televisivo a raccontare la propria storia, questo non perché il siparietto non funzioni, anzi è pieno di risvolti ironici apprezzati dal pubblico, ma è un approccio non preparato, sembra più che altro essere una diversa possibilità registica dello stesso dramma, una buona idea non abbracciata sin dall’inizio, poteva invece essere, a mio avviso, l’intero contenitore del dramma, che altrimenti doveva concludersi prima, nel silenzio e nel fumo di una sigaretta d’importazione rubata.
Andrea Pocosgnich
redazione@teatroecritca.net
in scena
fino al 25 ottobre 2009
Teatro India [vai al programma 2009/2010 del Teatro India]
Roma