Pulsazioni culturali, con questa immagine viene presentata la 24° edizione del Romaeuropa Festival. Il direttore della fondazione, Fabrizio Grifasi, sottolinea proprio la forza dell’energia artistica che scorre nelle vene del paese, una pulsazione creativa che di fronte alla crisi e ai tagli operati dallo stato sulla cultura non diminuisce la propria efficacia.
All’insegna di un panorama artistico italiano ed europeo vivo e confortata dall’ultimo bilancio chiuso in positivo, la fondazione allarga il proprio raggio d’azione sulla geografia dei luoghi deputati nella capitale. Come un virus l’esperienza artistica del Romaeuropa si insinua nel centro cittadino
Il festival non vivrà solamente al Teatro Palladium, all’Auditorium Conciliazione, al Teatro Olimpico, al Brancaleone per le serate di musica elettronica, quest’anno la rete si allarga ed ecco scoprire posti, a prima vista inconsueti, come il Teatro Eliseo, la Galleria Nazionale d’Arte Moderna, il Museo Carlo Bilotti (nel quale verrà ospitata una mostra di Jan Fabre), il Teatro Vascello (protagonista per la danza), il Circolo degli Artisti (dove si terranno le sperimentazioni dei giovani di Cantieri Temps d’Images), anche se il festival perde gli affascinanti luoghi in periferia delle Officine Marconi, acquista gli spazi di Fonderie 900, un complesso di ex-fabbriche ristrutturato e riconvertito in spazi di produzione artistica.
Le caratteristiche che hanno determinato il successo della manifestazione negli ultimi anni, portando il Wall Street Journal nel 2006 a definirlo uno dei quattro festival più importanti d’Europa, sono invariate.
E’ un evento che parla più lingue, mettendo in comunicazione artisti europei e non, facendo dialogare diverse forme d’arte: i linguaggi del corpo con la danza di Saburo Teshigawara, Myriam Gourfink, Olivier Dubois, Israel Gálvan, la Hofesh Schecther Company, Cristina Rizzo, Sidi Larbi Cherkaoui e María Pages; la musica in tutta la sua trasversalità propone dal geniale pianista giapponese Ryuichi Sakamoto, fino alla multietnica Orchestra di Piazza Vittorio, passando per Antonio Pappano, Mario Brunello e l’Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, Francesco Tristano Schlimé, fino alle sperimentazioni elettroniche di Sensoralia, allo spettacolo con Chiara Caselli e Stefano Benni su La buona Novella di Fabrizio de Andrè; passando ancora per le sperimentazioni vocali di Chiara Guidi della Socìetas Raffaello Sanzio; il corpo con i suoi mille linguaggi torna protagonista nel teatro shakespeariano di Peter Brook, nella drammaturgia della memoria sperimentata dai Mutaimago con l’ultimo Madeleine, nella tradizione del teatro giapponese della Mansaku-no-kai Kyogen Company, oppure il linguaggio del corpo si trasfigura nelle marionette di William Kentridge o nelle sperimentazioni visive dei Santasangre, per poi tornare con prepotenza nel blasfemo e scandaloso Orgy of Tolerance di Jan Fabre.
23 settembre – 2 dicembre 2009
Roma – http://www.romaeuropa.net/it/sito/festival/festival-2009/