da William Shakespeare
adattamento e regia Maria Grazia Cipriani
Teatro del Carretto
Riscrittura di un sanguinoso melò sulla vendetta, della tragedia della vendetta l’Amleto conserva l’apparenza. Sollevato il velo dell’apparenza, quello che viene alla luce è il dramma dell’uomo che, non potendo più ridurre l’universo a semplici formule, lotta per trovare una ragione d’essere. Sembra infatti che Amleto faccia della vendetta solo o soprattutto l’argomento della sua rappresentazione. Ed è illuminante che uno spettacolino di una scalcagnata compagnia di guitti, La trappola per topi, possa permettere di svelare la verità. Il teatro sembra farsi il luogo dove si può liberamente “essere”. E Amleto, nella sua nostalgia dell’ “essere”, par davvero “sia” soltanto quando indossa la maschera della finzione, come l’attore che la recita nel corso del dramma. Questo Amleto è un fool: che a tratti dispiega un cinismo irrefrenabile, a tratti, con una grazia quasi femminile che porta con sé la nostalgia dell’infanzia, sembra l’incarnazione di un sogno romantico: crudele sempre, nel gioco dei diversi ruoli, e lucidamente fedele al metodo della sua follia.