Babilonia Teatri in anteprima nazionale con Calcinculo, specchio riflesso di una società brutalizzata. Da Primavera dei Teatri XIX. Recensione
Teatro. Ultimo avamposto di resistenza alla deriva di una società morente. Non è soltanto per la capacità di interrogarsi sul presente, non è per la volatilità – dunque la necessità di afferrare tutto nell’istante dell’accadere – di tale forma espressiva, il nodo qui è la domanda in trasparenza umana, la qualità della compresenza di palco e platea – noi e voi – all’interno di un contesto in cui potenziare l’intenzione dialettica, mettere sotto indagine l’evoluzione della società umana. Lo spirito guida dell’artista di teatro è la messa in discussione della vita in corso di svolgimento, non a consuntivo di un’esperienza ma nell’atto della sua trasformazione: il teatro resta in ogni caso una forma d’arte di avanguardia. Ed è in virtù di tale spirito che si riconoscono, primi tra gli uguali, artisti capaci di rappresentare, quindi interrogare, il mutamento. Tra di essi è il collettivo artistico di provenienza veronese Babilonia Teatri, fondato e formato da Enrico Castellani e Valeria Raimondi, con Luca Scotton fin dall’origine, compagnia che dopo aver ricevuto il prestigioso Leone d’Argento alla Biennale Teatro 2016, ha portato in anteprima nazionale a Primavera dei Teatri XIX di Castrovillari il nuovo Calcinculo.
Lo spazio scenico è, come spesso, ridotto a un’ossatura entro cui far stare pochi oggetti ma di presenza concreta, ineludibile. Enrico e Valeria, fin dagli esordi ormai più di dieci anni fa, insistono sull’essere Enrico e Valeria anche quando abitati da voci altre, non già da personaggi, ma da presenze interiori portatrici di un sentire collettivo. È una finta giostra, un finto luna park di gioia sfitta, di lumi a intermittenza, di pop corn e zucchero filato appiccicoso, quello messo in scena; è dunque un contesto ludico la società in cui Babilonia cerca di far apparire le contraddizioni che la ottenebrano, un raggiro efficace che lascia emergere un sorriso complice nel pubblico – come nel caso di una mostra canina per decretare la bellezza oggettiva, svolta sul serio in mezzo alla platea – proprio nel punto in cui emergono gli elementi più duri, proprio là dove la metafora del carosello circolare che deve afferrare il premio si gira all’inverso; e ride inconsapevole, la società educata, della propria decadenza e del sovvertimento in cui è ingannata.
Nella giostra che gira e raggira è prima di tutto la musica, le canzoni cantate da Valeria Raimondi che come una pop star da sagra di paese si carica il peso di quest’altro, di Paese, quello più grande e con la P maiuscola; è una musica (realizzata da Lorenzo Scuda) posticcia nei lineamenti ma concreta e profonda nella struttura portante, animata da testi graffianti e diretti ma molto densi sul piano lessicale, da un arrangiamento accurato ed estremizzato solo per esigenze di contenuto, ma essenziale e pulito nella forma primaria.
È poi nei monologhi della folla che emerge lo stato della società, ovvero la materia di riferimento dell’indagine artistica: la paura di essere aggrediti e il bisogno di protezione, la diffidenza verso la diversità, la sfiducia nella solidarietà, la continua lotta contro un nemico invisibile e a tutti i costi esterno rispetto al proprio gruppo umano, la difficoltà di difendere le proprie posizioni anche rispetto ai propri stessi valori esistenziali; ognuno di questi nuclei testuali è estremizzato attraverso un gioco del rovescio, la meccanica della sintesi espressiva si rivolge al contrario, al negativo, così da far apparire tutto per rifrazione, come “sentire sé stessi dire” cose che non si saprebbero ascoltare mai dalla propria bocca. È in questo svelamento della propria meschinità che Babilonia Teatri riesce a colpire con più forza, lacerando il velo dell’adesione per affondare nel cuore del proprio degrado civile.
In faccia. Dritto in faccia. La viscosità espositiva, ormai marchio di fabbrica del gruppo, se concede sul piano della forma a un’estetica d’insieme sviluppata solo in parte, è nei contenuti di concetto che fa emergere l’esclusività di un’offerta artistica. E, come in faccia, arrivano i “calcinculo”, l’aggiramento della violenza e delle ossessioni, là dove affiorano le cupe contraddizioni di un’umanità impaurita, raggrinzita su sé stessa, incapace di mettersi a fuoco ma, forse, capacissima di darsi fuoco. La giostra fa un giro alla volta, ma non smette mai. Ogni volta si ferma, ogni volta riparte da capo. Basta inserire sempre lo stesso gettone. E il giro ricomincia. Ma sempre più alto è il prezzo, sempre più in alto, il premio da afferrare.
Simone Nebbia
Teatro Sybaris, Primavera dei Teatri XIX, Castrovillari – Maggio 2018
CALCINCULO
anteprima nazionale
di e con Enrico Castellani e Valeria Raimondi
musiche Lorenzo Scuda
direzione di scena Luca Scotton
produzione Babilonia Teatri, La Piccionaia centro di produzione teatrale
coproduzione Operaestate Festival Veneto
scene Babilonia Teatri | produzione 2018 |
si ringrazia il Coro Ana Valli Grandi e Cuore Husky Rescue