Partizan Let’s Go è l’ultimo lavoro di Margine Operativo, lo abbiamo visto alla Pelanda nell’ambito di Short Theatrre 2014, ecco la recensione.
Di molti artisti del contemporaneo amo la costanza, anche quando sbagliano, anche quando scivolano lasciando tutti con l’amaro in bocca, rispetto profondamente quell’avversione per il tradimento del proprio percorso; portando questo discorso verso la direzione più radicale potremmo dire, come spesso accade nelle arti visive o in musica, che questi protagonisti del panorama teatrale mettono in scena sempre lo stesso spettacolo e in definitiva, a molti di loro, siamo grati proprio per questo.
Non mi confrontavo criticamente con il lavoro di Margine Operativo da quasi tre anni, da quando presentarono Tornare a Genova alla Sapienza, all’interno di Attraversamenti Multipli – la rassegna urbana che curano ogni anno e che tra un mese verrà programmata con rinnovato vigore grazie al riconoscimento di Festival storico ottenuto dal Comune di Roma. Era una performance senza attori, agita in musica dal vivo e attraverso un video che ricordava i misfatti dello Stato ai tempi di Genova 2001. Poi li ritrovai al centro autogestito ESC, qualche anno dopo, con un pezzo sul precariato di cui ricordo poco se non quell’amaro in bocca appunto.
A Short Theatre abbiamo ritrovato Alessandra Ferraro e Paco Graziani con il nuovo Partizan Let’s Go, performance di musica, canzoni e brani recitati che si muove ancora all’interno di quell’ambito tematico al quale sempre hanno attinto (con maggiore o minore prossimità) e che semplicisticamente potremmo definire civile. Un teatro civile, ma non di narrazione, un tentativo continuo di creare un tessuto connettivo nel quale trovino posto – grazie a operazioni chirurgiche sempre a cuore aperto – la militanza politica, l’osservazione della realtà, le pratiche indipendenti, i territori artistici marginali e underground, la letteratura (ricordo anche Omicidi Jazz e Black Power tratto da tratto da New Thing di Wu Ming 1) e poi appunto un’estetica sempre pronta a fuggire dalla forma teatro ibridando musica elettronica, rock, video e recitazione per poi far ritornare tutto proprio lì in mezzo al teatro, ma anche fuori.
Allora non ti stupisci quando alla Pelanda per questo Partizans Let’s Go trovi un mixer, un chitarrista (Andrea Cota), microfoni e strumentazioni varie e poi Michele Baronio pronto a dare corpo e voce a quello che i due ideatori chiamano “uno show politicamente selvaggio”. Baronio avverte subito gli spettatori: «Questo è uno spettacolo di parte». Partizionato secondo una logica brechtiana, per la quale il pubblico viene anche avvisato della scansione, Partizans Let’s Go è un accumulo di materiali sul fascismo vecchio e nuovo: un incipit satirico che mette alla berlina il refrain nostalgico del “quando c’era lui…”, un affondo nella memoria tragica recente col ricordo di Renato Biagetti ucciso nel 2006 sul litorale romano da otto coltellate neofasciste e poi il finale dedicato ai partigiani. E forse non è un caso che questa serie di interventi teatrali legati dalla performance impeccabile di Michele Baronio, dalle musiche, scritte o riarrangiate da Andrea Cota con lo stesso Baronio, nel finale ritorni al passato accostando quel let’s go ai partigiani, quasi un imperativo, un’invocazione anche per gli antifascisti di oggi. Oltre il ponte chiude la scena quasi sottovoce, suggellando una militanza da ravvivare nel presente.
Andrea Pocosgnich
Twitter @andreapox
Visto a settembre 2014 [Short Theatre]
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Partizan let’s go
ideazione e regia Pako Graziani e Alessandra Ferraro
con Michele Baronio e Andrea Cota
musiche originali Andrea Cota, Michele Baronio
produzione Margine Operativo
in collaborazione con Garage Zero e centro sociale Spartaco
Guarda il video su e-performance.tv
[…] dalla recensione di Andrea Pocosgnich – Teatro e Critica “Di ieri e di oggi, fascisti e partigiani secondo Margine Operativo” […]