Rai5 manda in onda Roma: la nuova drammaturgia. Intervista a Graziano Graziani
Il teatro contemporaneo della Capitale approda sul canale televisivo Rai5 con Roma: la nuova drammaturgia. Quattro ritratti di quattro autori teatrali per quattro sabati, dal 17 maggio al 5 giugno. Il programma è curato da Felice Cappa e da Graziano Graziani autore dei documentari.
Andrea Cosentino, Daniele Timpano, Lucia Calamaro, Daria Deflorian e Antonio Tagliarini sono i rappresentanti di questa nuova drammaturgia che si impone al di fuori della scena ufficiale ricavandosi degli spazi di “autogestione teatrale”. Tenendo presente il contesto delle politiche culturali di privazione e chiusura di storici luoghi dedicati all’arte, insieme all’autore Graziano Graziani, ci interroghiamo riguardo urgenze e mancanze di un teatro nuovo e meritevole che, nonostante tutto, cerca di sopravvivere e lo fa, anche, attraverso la televisione.
Qual è l urgenza di questo focus in un contesto come quello attuale?
L’urgenza è quella di raccontare il teatro, che è spesso ai margini della visuale proposta dai media di massa come la TV, nonostante sia un contesto vivo e in fermento. Partire dalla drammaturgia è una scelta che tiene in considerazione il fatto che in quest’ambito si muovono le cose più interessanti delle ultime stagioni, ma è anche una scelta di “racconto” che può incontrare il pubblico più generalista.
Teatro in TV: perché la Rai sceglie di inserire nel suo palinsesto un simile programma e cosa ci si auspica da esso?
Da dicembre Rai5 è stato interamente dedicato all’arte. Il teatro la fa abbastanza da padrone, con una serata di repertorio (il lunedì), delle prime teatrali (il sabato), una giornata di reading e sperimentazioni leggere (mercoledì), mentre il giovedì è dedicato alla danza.
Non posso rispondere in merito alle scelte dell’emittente – io sono solo un collaboratore esterno – ma credo che l’idea sia quella di proporre un’offerta di qualità, puntando anche sui temi artistici che in passato hanno trovato poca cittadinanza in TV, almeno nelle fasce d’ascolto principali. D’altronde è o dovrebbe essere uno dei punti imprescindibili per un servizio pubblico, al di fuori dell’audience: non si fa teatro in TV per sbancare il numero degli ascolti, ma per offrire al pubblico un’offerta culturale di livello e una scelta a chi non si riconosce nell’offerta generalista.
Riguardo gli artisti in calendario, perché sono i più rappresentativi?
Il programma ha un curatore (Felice Cappa) e un autore (il sottoscritto). La scelta è stata mia, avallata dal curatore che rappresenta la rete. Ovviamente si tratta di una parzialità di contenuto – solo quattro autori – e di sguardo. Ma credo possano considerarsi tra i nomi più “fecondi” dal punto di vista dell’ autorialità legata alla drammaturgia, alla scrittura. Sono artisti che hanno alle spalle diversi anni di lavoro, hanno seguito dei filoni precisi nel tempo, li hanno approfonditi. Pur avendo scritture e stili diversissimi tra loro, sono accomunati dal fatto che hanno una “voce” riconoscibile e originale.
Li accomuna una certa capacità di reinventare la drammaturgia ripensandola attraverso la performance (tutti hanno più o meno calcato le scene, in tre casi su quattro si tratta di autori che sono anche attori e registi delle proprie opere). E inoltre penso che le loro biografie artistiche raccontino molto di come si produce a Roma, di quali siano le difficoltà e le strategie per superarle. Tutti questi aspetti insieme li rendono secondo me rappresentativi. Senza contare che sono tra gli autori della scena contemporanea con base a Roma che girano di più a livello nazionale (e in alcuni casi internazionale).
Quali sono o quali dovrebbero essere gli spazi della nuova drammaturgia?
Quali sono gli spazi? A Roma oggi nessuno. La Casa dei Teatri e della Drammaturgia Contemporanea non è diventata una vera polarità per gli autori nonostante lavori apprezzabili come quello di Veronica Cruciani al Quarticciolo. Il Valle Occupato sta costruendo un percorso sulla drammaturgia, ma è un cammino lungo. C’è poi lo sguardo, anche internazionale, del festival Short Theatre. È tutto però frammentato.
A livello nazionale poi le cose non migliorano. Ma è pure vero che quello sulla drammaturgia è un fermento che esiste da pochi anni. Occorre farlo crescere e sviluppare, dedicandogli luoghi, attenzioni, progetti e premi. Ad oggi l’unico davvero importante è il Premio Riccione Teatro, che ha una capacità promozionale concreta. Servono altre iniziative, non necessariamente premi, per lanciare i testi dei nuovi autori e farli incontrare col pubblico.
Lucia Medri
Twitter @LuciaMedri
PROGRAMMA
Sabato 17 maggio alle 23.15
Si autodefinisce scherzosamente “il più grande autore di finali vivente”.
Andrea Cosentino, che oscilla da anni tra la scena off e i circuiti nazionali, ha creato un personalissimo modo di fare teatro, a cavallo tra affabulazione e non-sense, un genere che unisce l’affondo del pensiero a una comicità paradossale.
Sabato 24 maggio alle 23.15
Con la sua “Storia cadaverica d’Italia”, Daniele Timpano ha esplorato le retoriche politiche a partire dai cadaveri eccellenti, cadaveri politici che hanno segnato la storia d’Italia.
La scrittura di Timpano è una deflagrante critica verso le retoriche politiche e artistiche dei nostri tempi.
Sabato 31 maggio alle 23.15
Acclamata da molti come la vera rivelazione degli ultimi anni per quanto riguarda la drammaturgia contemporanea, Lucia Calamaro è un’autrice dalla scrittura impetuosa e debordante che si confronta con dimensioni e registri diversi, presentando però sempre un respiro letterario e una voce profonda e autentica.
Sabato 7 giugno alle 23.15
Daria Deflorian e Antonio Tagliarini, artisti di vena drammaturgica, iniziano a lavorare insieme nel 2008.
Una scrittura dialogica come è la loro scena, in grado di essere allo stesso tempo concettuale ed estremamente quotidiana.
Dopo la messa in onda i documentari saranno consultabili sul sito di Rai5 in versione non tagliata
Info sul sito web di Rai5.