Recensione di North B-East in scena presso lo SMART Lab di Rovereto
Nel piccolo palco dello SMART Lab di Rovereto, Silvio Barberio e Marco Tizianel portano North B-East, da loro scritto e interpretato e inserito all’interno della rassegna OFF-SIDE. Escursioni nel teatro contemporaneo. Il lavoro vuole descrivere la città di Padova, ideale luogo degli accadimenti scenici, e tutto il Nord-Est italiano come una grande macchina ormai in declino, paragonabile a una «locomotiva spompata e infelice», che mantiene slancio ed efficienza burocratico-produttiva per inerzia. Andando al di là della mera funzione documentaria, North B-East si fa promotore di un messaggio morale urgente. Tale macchina va abbattuta perché sa ormai solo creare alienazione e inquinare i sentimenti tanto degli uomini che credono di guidarla, perché ne sono in realtà essi stessi guidati, quanto degli uomini che ne sono semplicemente trascinati.
Allo spettatore questo arriva attraverso gli alternati interventi di due “passeggeri” della locomotiva, che alla fine dello spettacolo si riveleranno essere due vecchi amici di università. Nel soliloquio di uno studente di 35 anni, interpretato da Tizianel, traspare un personaggio schiacciato da un totale senso di stanchezza: voce asciutta e quasi monotone le sue parole, accompagnate da gesti secchi e meccanici. All’altro lato del palco, un esemplare di «homo dinamicus»: l’ imprenditore padovano impersonato da Barberio immagina di essere un vincente alla guida della macchina produttiva, salvo accorgersi in rari momenti di lucidità, della pochezza della propria esistenza. Barberio mostra questo movimento di consapevolezza alternando una recitazione dal ritmo frenetico accompagnata da una musica scatenata, ad altri momenti in cui parla nel completo silenzio, riferendo, quasi stordito, di vivere come «un estraneo in casa sua».
Nonostante la grande diversità di temperamento e di stile di vita, i due personaggi esprimono lo stesso senso di solitudine e il medesimo male di vivere, che li porta a condurre azioni identiche nella forma e a frequentare gli stessi posti. Entrambi consumano droga per riempire il proprio vuoto esistenziale, solo che lo studente assume da solo quelle leggere a causa della sua scarsa disponibilità finanziaria, mentre l’imprenditore fa uso di quelle pesanti insieme ad altri suoi colleghi di affari. Entrambi non si allontaneranno mai dalla sedia che occupano, cercando per esempio, nel buio della scena, una qualche relazione con il compagno. Allora, per rendere quella somiglianza incrociata nella differenza, un attore compierà la stessa azione che l’altro aveva agito poco prima, arrivando tuttavia a un’interpretazione differente di un unico evento: là dove lo studente considera l’essere scoperti dalla polizia con la droga come un trovarsi nudi a Sodoma e Gomorra, l’imprenditore invece lo paragona allo stare in mutande in un Gay Pride. Più che quel che accade o quel che i personaggi dicono, a risultare interessante è quanto resta sullo sfondo dei loro racconti: ogni sequenza scenica mostra sempre che un incontro tra i due si sarebbe potuto verificare ma, di fatto, non potrà accadere nulla di tanto importante, poiché la macchina cittadina non lascia tempo e spazio per un qualsiasi contatto umano. Di tanto in tanto, certo, i personaggi raccontano di aver incrociato lo sguardo dell’altro e di essere andati brevemente alla sua ricerca, ovvero di aver avuto un’esperienza analoga a quella che Baudelaire canta ne La passante: l’esperienza nell’attimo di un colpo d’occhio intenso di un uomo e di una donna, che si perdono subito dopo tra la folla.
Tuttavia, al contrario dell’evento di cui è testimone il poeta francese, quello dei personaggi di North B-East genera soltanto un diversivo nella routine vuota e non offre alcuna consolazione. L’imprenditore si augurerà anzi di poter sparire e di essere dimenticato da tutti, compreso da colui di cui ha incrociato lo sguardo. Lo conferma il finale stesso dello spettacolo, in cui lo studente e l’imprenditore si trovano finalmente faccia a faccia, a distanza di anni, ma senza in realtà guardarsi, limitandosi a osservarsi di scorcio, immobili. La distruzione della locomotiva è ancora più importante di quanto risultasse già all’inizio, perché ora risulta necessaria per restituire alle relazioni umane una forma di pienezza. Perché la macchina crea alienazione e inquina i sentimenti per il motivo che uccide la possibilità di vivere fino in fondo l’intensità dell’attimo, lasciando dentro agli uomini qualcosa di significativo.
Enrico Piergiacomi
Twitter @Democriteo
Visto allo spazio SMART Lab di Rovereto in aprile 2014
NORTH B-EAST
di e con Silvio Barberio e Marco Tizianel