Primo di due articoli su Maggio all’Infanzia, dal Teatro Kismet opera di Bari
Qualche settimana fa abbiamo raccontato la fiorente realtà (talmente fiorente da faticare a chiamarla realtà) dell’Aprilfestival, vera e propria oasi di scambio e ricerca per il teatro ragazzi in Danimarca. Sappiamo bene che in Italia a mancare è proprio quel senso di sistema. Tra le molte compagnie teatrali impegnate in questa speciale e fondamentale pratica, che ha insieme l’opportunità e la responsabilità di formare le future generazioni di spettatori, non tutte lo fanno per vocazione. A sentire i racconti e le voci, qualcuno in passato sceglieva di dedicarsi ai bambini perché era lì che giravano i soldi. Vero è che, a voler giocare proprio sporco, è possibile per un artista dimenticare al margine della lista delle priorità la qualità della ricerca spingendo invece, ad esempio, su una sempre più forte relazione con le scuole e le istituzioni locali, applicandosi a sfornare produzioni su produzioni (poco importante il livello) per accontentare un pubblico, quello degli alunni, potenzialmente mai a corto di ricambio. E giocare sporco nel caso specifico significa combinare veri e propri danni. Perché se è importante trovare un contatto con il tessuto degli spettatori, esso va poi curato e usato per vestire di qualità e arte l’offerta proposta. Questo perché mai come qui si tratta di un compito politico. Allora, ad aggravare una marginalizzazione già in atto, alla disattenzione generale dell’informazione e, perché no, della critica si aggiungono la mancanza di una rete e l’insufficienza delle istituzioni. Insufficienza, perché la sola presenza non basta: i programmi di cura del giovane pubblico sono molto spesso relegati dagli stabili o dalle istituzioni pubbliche in fondo ai capitoli di spesa e spesso risentono di una fondamentale mancanza di inventiva. In altri termini, anche qui c’è qualcuno che gioca sporco.
Da rendere al Teatro Kismet Opera di Bari, ad oggi guidato dalla regista e attrice Teresa Ludovico, è il merito di organizzare, a fine stagione, un breve festival dedicato ai più piccoli, Maggio all’Infanzia. Lo scorso anno la stessa città aveva ospitato anche una speciale showcase del Teatro Pubblico Pugliese, vetrina regionale per operatori nazionali e stranieri. Maggio all’Infanzia è invece un contenitore di produzioni provenienti dal ricco panorama pugliese e offre ospitalità ai più recenti titoli della stagione. L’apertura di quest’anno è stata affidata ai leccesi Cantieri Teatrali Koreja con Sogno in scatola, un “cartometraggio” scritto e illustrato da Ottavia Perrone. All’avventura in una stanza piena di scatole, un bambino si lascia andare alla fantasia inventando storie rocambolesche, che per noi prendono vita nel piccolo schermo di un televisore di cartone. Prendendo le mosse dal kamishibai, antica forma di narrazione per immagini diffusa nel Giappone del XII secolo attraverso vere e proprie animazioni di disegni, questa sorta di malinconica archeologia del cartoon, pur gradevole nel tono leggero e nella realizzazione dei disegni, risente di rime poco fantasiose e forse di uno stile recitativo eccessivamente morbido, più adatto a una storia della buonanotte che a una replica pomeridiana. Il gioco di lasciare una scarpa all’ingresso come “pegno per una storia”, poi, potrebbe essere maggiormente incisivo come leitmotiv che come espediente dimenticato a un angolo della drammaturgia.
Ma la dolcezza del piccolo esperimento ha di gran lunga la meglio sull’operazione altisonante e sgangherata portata sul palco con Badù re anzi Leone. L’adattamento dalla celebre fiaba ad opera del Kismet stesso accusa gran parte dei cliché responsabili della marginalizzazione del teatro ragazzi di cui si parlava all’inizio: nascosto dietro un impianto scenografico in verità piuttosto casalingo, nobilitato solo dalle belle luci di Michelangelo Campanale e dal risuonare di qualche interessante musica di Cesare Pastanella e Nico Masciullo, si muove la vicenda (fin troppo semplificata) del Re Leone, con tanto di maschere che tentano di fare il verso a quelle di Julie Taymor così celebri sui palchi di Broadway e West End, resa però caotica da un uso del corpo trascurato e dall’abuso di ogni genere di vocina e saltello. Il mix di maschere e burattini a guanto (i cuccioli di leone agitati come farebbe un bambino nella sua stanza) e qualche forzatura di troppo, per cui lo zio usurpatore dovrebbe assomigliare a un “papi” drogato di alcol e tv, soffocano il potenziale drammaturgico alla base dell’originale, così dichiaratamente e pregevolmente ispirato ad Amleto.
Il bello del Kismet durante Maggio all’Infanzia è che il foyer di questo teatro — sfortunatamente situato alla periferia di Bari senza alcun mezzo pubblico a servirlo — è sempre pieno di bambini, entusiasti “al lavoro” con le attività più disparate, laboratori impegnati a liberare la fantasia.
La stessa fantasia che dovrebbe restare necessaria e insostituibile per gli spettatori più piccoli senza essere assoggettata a operazioni già pronte nella loro immacolata confezione.
Sergio Lo Gatto
Twitter @silencio1982
Maggio All’Infanzia 2014, Bari Teatro Kismet Opera [programma rassegna]
SOGNO IN SCATOLA
progetto Francesco Cortese e Ottavia Perrone
testo e illustrazioni Ottavia Perrone
con Francesco Cortese e Ottavia Perrone
cura artistica Carlo Durante, Silvia Ricciardelli e Salvatore Tramacere
consulenza allestimento Lucio Diana
allestimento tecnico Mario Daniele
>Badu RE, anzi LEONE
di Lucia Zotti con Monica Contini, Elena Giove, Nico Masciullo
consulente per la simbologia testuale Francesca Lisi
musiche originali Cesare Pastanella e Nico Masciullo Maschere
scene e costumi Lisa Serio disegno
luci Michelangelo Campanale