Fino a poco tempo fa, non ci si sarebbe aspettati di vedere programmato al Teatro Manzoni di Milano uno spettacolo di una compagnia come Familie Flöz. In un cartellone che unisce cabaret, teatro di prosa e musica, spesso con volti noti del piccolo schermo, le proposte legate a linguaggi meno convenzionali, anche di gruppi stranieri, sono una piacevole sorpresa. Che contrasta con il sapore retrò di una sala tipicamente borghese degli anni ‘50 del secolo scorso, un gigante addormentato tra velluti rossi, sculture e lampadari, con troppe poltrone in platea per sperare nel tutto esaurito.
Un bel cambiamento di contesto per i Familie Flöz, arrivati con Hotel Paradiso nella sala milanese – dove si trovano costretti, sugli applausi, a chiedere al pubblico di «diffondere la voce, se lo spettacolo vi è piaciuto» – dopo aver fatto il pienone al Teatro Valle Occupato di Roma con Infinita. Per completare il quadro, basti ricordare che il Manzoni è parte di un più ampio multisala dalla storia controversa: sopra agli spazi ipogei del teatro e sopra al grande foyer di ingresso, giace l’omonimo cinema, chiuso dal 2006 e al centro del dibattito cittadino per la minacciata conversione in spazi commerciali. Scelto come location dalla Fondazione Trussardi nel 2011, che lo aveva riportato in vita invadendolo con le installazioni dell’artista Pipilotti Rist, il cinema Manzoni è stato una delle sedi delle occupazioni del collettivo MACAO, che lo scorso maggio ha manifestato per un giorno contro l’ennesima chiusura di uno spazio storico della cultura della città in nome del denaro.
Il linguaggio del corpo, delicato e allo stesso tempo ironico, del gruppo berlinese, porta il più autentico e vitale spirito di una tradizione che ha le sue radici nella clownerie e nel teatro di figura, là dove la cultura di un recente passato rischia di scomparire. Hotel Paradiso è uno spettacolo che vive della forza espressiva delle maschere, cifra distintiva del gruppo berlinese e punto di partenza di ogni loro creazione, che prendono vita grazie al movimento misurato e sapiente degli attori. La vicenda si svolge nell’atrio di un albergo di montagna a gestione famigliare e dall’atmosfera decadente, dove si consumano le vicende di quelli che sono “personaggi” nel senso più autentico e teatrale del termine: l’anziana mamma vedova, il figliol prodigo che la affianca nella direzione dell’albergo, la figlia che fa di tutto per trasformarlo in un luogo alla moda a propria immagine e somiglianza, il cuoco-macellaio (dal cuore tenero?), la cameriera cleptomane. A questi si aggiungono i clienti dell’hotel, i viaggiatori di passaggio, il giovane amante della sorella che aspira alla gestione dell’albergo, i poliziotti, il ladro. Tutti interpretati da soli quattro attori, abilissimi nell’entrare in simbiosi con maschere e costumi a ritmi più che serrati.
La drammaturgia si costruisce nella totale assenza della parola, ma in un fitto accumularsi di musiche, movimenti, relazioni tra i corpi, che non fanno percepire neanche per un momento il silenzio del testo. I molteplici innamoramenti del figlio, i cadaveri che entrano nella cucina per essere fatti a pezzi, i famigliari riuniti sotto il santino del padre scomparso sono tra i momenti più esilaranti e taglienti di uno spettacolo che esorcizza anche i peggiori peccati.
Quello che resta di un racconto animato da lazzi e mimica, al di là del sangue e delle teste mozzate, è uno spietato affresco dei rapporti umani e del ciclo della vita. La hall dell’albergo custodisce il tempo di una tradizione famigliare, la nostalgia per il padre, la meschinità che regola le relazioni tra i parenti, il sogno per un nuovo amore, la paura di aver commesso un crimine, l’ingenuità nel non comprendere la realtà che sta davanti ai propri occhi. Proprio come avviene in altri spettacoli del gruppo tedesco meno legati a un filo narrativo, l’intreccio di azioni e personaggi sembra essere allora l’espediente utile a rappresentare nient’altro se non la tragicomica semplicità dei sentimenti umani.
Francesca Serrazanetti
Visto in marzo 2014 al Teatro Manzoni di Milano
HOTEL PARADISO
di Familie Flöz
Regia Michael Vogel
con Anna Kistel, Sebastian Kautz, Thomas Rascher, Frederik Rohn, Hajo Schüler, Michael Vogel
Questo contenuto è parte del progetto Situazione Critica
in collaborazione con Stratagemmi