HomeVISIONIRecensioniCol sole in fronte. Balletto Civile danza nella cronaca nera

Col sole in fronte. Balletto Civile danza nella cronaca nera

foto domionpubblicoteatro.it
foto dominiopubblicoteatro.it

Ci sono gruppi o artisti che saltano al di là di qualsiasi steccato, portandosi fuori da categorie che fortunatamente invecchiano prima di loro. Capaci di rinnovarsi e di essere avanguardia sempre, ricerca continua che si traduce in incessante e vitale confronto tra il corpo e il testo. Dopo Woyzeck, ammirato all’Angelo Mai Altrove Occupato e Non si uccidono così anche i cavalli? visto al Teatro Argentina, torniamo ad occuparci dell’ensemble parmense Balletto Civile, protagonista nella stagione di Dominio Pubblico con uno spettacolo su misura per la piccola sala del Teatro Argot Studio: due attori/danzatori dedicano 50 minuti a una di quelle storie che hanno segnato la cronaca italiana lasciando una ferita bruciante. Ma l’obiettivo, anche in questa versione “ridotta”, è il medesimo, un incontro aperto tra il corpo e il testo o, forse più semplicemente, tra la danza e la parola. È una sfida continua alla quale il pubblico presenzia con grande attenzione e aspettativa.

E se quel Woyzeck fu uno spettacolo riuscito e folgorante e, come nel caso del successivo Paradise (anche questo ospitato all’ Angelo Mai Altrove Occupato), esplicitava anche un fiorente lavoro coreografico di gruppo, nel caso di Col sole in fronte Maurizio Camilli (anche autore della drammaturgia) si presenta avendo accanto soltanto Ambra Chiarello, presenza muta ma funzionale, protagonista di un lavoro emotivo molto intimista. E quando ti aspetti che in questo corpo a corpo tra muscoli e parole vincano i primi, scopri invece che Camilli è anche narratore di livello, si sporca la voce di veneto, si cala nel personaggio del giovane industriale disposto a tutto pur di vedere i propri piani affermarsi, coda di cavallo, sguardo da vincente e fisico da duro. Camilli si muove con scioltezza nella messinscena di Michela Lucenti (lo spettacolo è del 2010), è un Pietro Maso arrogante e fiero quanto il Cruise di Magnolia, ma con una certa ironica attitudine alla Febbre del sabato sera, non è un caso il completo bianco e un paio di freeze nella classica posizione di Travolta.

Ed erano proprio queste alcune delle riflessioni sulle quali il pubblico si soffermava a fine spettacolo: l’attrazione che questo personaggio ha sugli spettatori. È il fascino del male si direbbe, la sua carica anarchica, sfrontata, diretta e sanguigna. Parliamo di uno che ha ucciso i genitori per poter ereditare l’azienda di famiglia, venderla e vivere, appunto, “col sole in fronte”, eppure non furono in pochi a scrivergli in carcere, ad ammirarlo. Non c’è un fine moralistico o consolatorio nel lavoro di Balletto Civile, c’è solo un rampollo nato e vissuto in quel Veneto locomotiva industriale d’Italia, con un obiettivo spietato: godersi la vita senza muovere un dito. Ma, tra il racconto di un progetto omicida e una storiella cinica, questo Pietro Maso affida l’indicibile a evoluzioni straordinarie – amplificate dalle luci di Stefano Mazzanti. Eccola la danza che lotta per riprendere il proprio posto nel fiume di parole; c’è un sottile filo che sembra non rompersi mai e il passaggio da un codice all’altro è inavvertibile. L’assassino danza e a noi sembra maledettamente logico.

Andrea Pocosgnich
twitter @andreapox

in scena fino al 3 novembre 2013
Teatro Argot – Dominio Pubblico [cartellone] Roma

guarda il video su e-performance.tv

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ideazione drammaturgia e scene Maurizio Camilli
interpretato da Maurizio Camilli e Ambra Chiarello
struttura fisica e messa in scena Michela Lucenti
disegno luci Stefano Mazzanti
tecnicismi Francesco Traverso
produzione Balletto Civile, Fondazione Teatro Due
in coproduzione con CSS Teatro Stabile d’Innovazione del FVG e con il sostegno di OperaEstate Festival Veneto, Vortice – Teatro Fondamenta Nuove e Centro Dialma Ruggero di La Spezia / Premio della Critica ANCT 2010

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