Prodotto dallo Stabile delle Marche, LA SOCIETÀ – Tre atti di umana commedia della compagnia MusellaMazzarelli, visto alla settima edizione di Teatri di Vetro, rassegna tuttora in corso, ha il coraggio di accendere focolai di riflessione su temi oggi centrali: tre uomini, proprietari di una società lasciano dissolvere i propri sogni causa l’incapacità di accordarsi sulla direzione da intraprendere. Gli affari o l’etica? I principi o il denaro? In uno dei periodi più bui e problematici dell’Occidente è dunque facile farne metafora di un capitalismo smarrito e di una controcultura altrettanto inefficace. Ma c’è di più: la vicenda, scritta come al solito dai due autori/attori che hanno dato il nome alla compagnia e che qui trovano in Laura Graziosi e Fabio Monti felici sponde di dialogo, racconta anche di una dissoluzione dei valori, di certo riguardante l’Occidente tutto, ma con un evidente epicentro italiano.
Come nel precedente Crack Machine anche in LA SOCIETÀ uno dei principali motori del plot è il denaro: tre amici hanno avviato un locale acquistato da un facoltoso zio di uno dei tre, ma col tempo nella direzione dell’azienda vengono a scontrarsi due visioni antitetiche. Da una parte c’è chi vorrebbe rilanciarlo anche economicamente, a costo di snaturare l’idea iniziale, con feste e musiche alla moda, dall’altra parte si erge fiera la volontà di mantenere solidi i principi che a quell’idea facevano da fondamenta e che vedevano nel locale un luogo per l’immaginazione e la cultura, spazio di resistenza proprio verso la deriva consumistica che già permea la vita di tutti i giorni. Nel mezzo vi è l’indeciso, l’uomo pavido che si lascia trasportare dagli eventi e che solo nel finale rovescia tragicamente le sorti di tutti. I tre si ritrovano al capezzale dello zio morente: artefice silente dei loro destini, nel testamento lascia il trenta percento del locale a ognuno e il restante dieci alla badante rumena (convincente l’interpretazione di Laura Graziosi).
La messinscena difetta di certe digressioni e ingenuità del testo, a tratti l’inquietudine di cui si riempie l’atmosfera viene silenziata da inutili telefonate utilizzate (davvero si teme che lo spettatore ne abbia ancora bisogno?) per anticipare snodi drammaturgici o spiegare antefatti. Solo nel finale si apre un’interessante prospettiva registica, non solo per la commozione derivata dal flashback che svela come tutto sia iniziato, ma anche perché nel mutare della scena a vista vi è l’immagine in movimento del presente che si trasforma nel passato, di un futuro continuamente negato: quel locale al quale è meglio rinunciare pur di non scendere a patti col nemico somiglia tanto al nostro bel paese, incapace in questi giorni di uscir fuori dalle sabbie mobili; anche la recitazione convince – meglio nei fraseggi ironici che in quelli drammatici – nonostante la ricerca di una naturalezza imprescindibile per gli sforzi drammaturgici e registici. Peccato insomma che la tensione metaforica con la quale viene tentata una necessaria riflessione sul presente non deflagri del tutto sulla scena con altrettanta forza espressiva.
Andrea Pocosgnich
Visto al Teatro Palladium (Roma)
Aprile 2013, Teatri di Vetro
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LA SOCIETÀ
Tre atti di umana commedia
uno spettacolo scritto e diretto da Lino Musella e Paolo Mazzarelli
con
Fabio Monti-Salvo
Laura Graziosi-Luba
Lino Musella-Ugo
Paolo Mazzarelli-Vittorio
scene Elisabetta Salvatori
costumi Stefania Cempini
luci Mauro Marasà
direttore di produzione Manuela Diana
promozione pubblico Benedetta Morico
comunicazione e ufficio stampa Beatrice Giongo