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Educazione alla mortalità di Teatrincorso

eternetà
Foto di Ufficio Stampa

Dopo Pass-Ages, la compagnia Teatrincorso diretta da Elena R. Marino ha continuato a riflettere sul rapporto dell’uomo con il tempo presentando presso il Museo delle Scienza di Trento ETERNeTA’ – la vecchiaia può attendere, terzo appuntamento del progetto “Riti di Passaggio / This is the Box”. Se col precedente spettacolo Marino si era occupata di distruggere gli stereotipi sociali (vecchio, giovane, maturo, ecc.) che impediscono di accettare il processo di invecchiamento e di intenderlo come un cammino verso la serenità, nel nuovo lavoro ella si è scagliata contro i miti dell’eterna giovinezza e dell’immortalità personale, che ancora influenzano il nostro immaginario e ci danno una cattiva rappresentazione della mortalità umana.

Due sono state le armi della sua polemica: il teatro e la scienza, rispettivamente sfoderate dall’attrice Silvia Furlan e dalla biologa Lucia Martinelli. Lo spettacolo è infatti il coraggioso tentativo di muovere per loro tramite un attacco congiunto alla mitologia contemporanea valorizzando le loro differenze, piuttosto che cercando di appiattirle su infruttuose somiglianze. Furlan e Martinelli si sono alternate sulla scena senza mai aspirare a “teatralizzare” la scienza o a infondere “scientificità” al teatro. L’una ha dato il suo specifico contributo alla polemica ponendo, mediante azioni fisiche dal carattere fortemente allusivo e poetico, delle domande a cui l’altra ha cercato di dare una concreta risposta, avvalendosi di dati/argomenti precisi e di alcune immagini proiettate sul fondo della sala. Per esempio, il gesto dell’attrice di incellophanare il suo corpo nella plastica ha consentito di chiedere «posso raggiungere uno stato di conservazione tale da prolungare la mia esistenza?» e di ricevere come risposta che non è questo ciò a cui l’uomo dovrebbe ambire. Una corretta definizione biologica dell’esistenza consente dopo tutto di capire che è meglio «aggiungere vita ai propri anni» piuttosto che sommare anni alla propria vita. Quindi, che è importante valorizzare le gioie proprie della mortalità invece che trascinarsi indefinitamente nella noia dell’immortalità di cui soffre sia lo stanco Nosferatu di Herzog, sia le meduse animate sì dal potere di ringiovanire, ma che per il resto sanno solo girovagare a caso negli abissi più oscuri della Terra. In luogo della condizione fisica dell’eternità, è preferibile la disposizione spirituale a questa “eternetà”, al raggiungimento di uno stato dove si «invecchia senza invecchiare», ossia in cui la mente adulta resta attiva e allegramente attenta come quella di un bambino, persino nel corpo più disfatto o corroso.

eternetà
Foto di Ufficio Stampa

Tale definizione di vita conduce dunque esplicitamente a un ripensamento dei valori centrali nell’etica della società consumistica, che vede nella vecchiaia un male da arrestare e non un segno del primato che l’uomo ha raggiunto su tutte le altre specie viventi. Implicitamente, però, essa offre pure una concezione della morte dalle forti ricadute pedagogiche: se infatti è realmente questa un “dono” che ci rende superiori, è altrettanto vero che tale dono è necessario imparare a educarlo. La coscienza della morte è del resto sempre esposta al rischio di caduta in un’infruttuosa forma di edonismo, che non progetta nulla di importante o di bello perché si accontenta di godere nell’ “ora”, adducendo a pretesto che le cose importanti e belle non sono comunque destinate a durare. L’evoluzione ricevuta dalla mortalità diventa in altre parole un bene autentico – e non sprecato – solo innescando a nostra volta un consapevole processo di evoluzione della mortalità, che porti a concepire la presenza della morte nelle nostre vite come lo stimolo per realizzare qualcosa di più raffinato e costruttivo.

Enrico Piergiacomi

Visto al Museo delle Scienze di Trento in aprile 2013

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ETERNeTA’
la vecchiaia può attendere
di Teatrincorso in collaborazione con il Museo delle Scienze
Testi Elena R. Marino e Lucia Martinelli
In scena Silvia Furlan e Lucia Martinelli
Allestimento, video e audio Elena R. Marino
Organizzazione Clara Coser in collaborazione con il Museo delle Scienze
Con il contributo di Provincia Autonoma di Trento, Fondazione Cassa di Risparmio di Trento e Rovereto, Comune di Trento, C.U.C. Trento per il progetto “La dimensione umana” e Ass. Cult. Teatrincorso per il progetto “Riti di passaggio/This is the box”.

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