C’è una stanza buia e c’è un racconto. Nello spazio incosciente, amniotico di un’attesa c’è qualcosa di sinistro e vigile che si insinua strisciante. Una nuvola di palloncini bianchi suggerisce una dimensione simultanea di stasi e movimento: immobile l’immagine dal vivo, fluttua l’immagine proiettata di un uccellino che canta, chissà se gioia o lamento. A uno sguardo d’insieme ogni cosa parrebbe tendere verso l’alto. L’aria, il canto. Ma nello sguardo panoramico è il particolare che scompagina ogni predizione: uno dei palloncini, caduto o mai salito in volo, è rimasto a terra, schiacciato dall’altezza degli altri, inchiodato a una condizione cui mostra di avere forse ceduto. È allora che in un campo più largo ci si accorge di due donne, l’una su un alto trono rivolta di fronte, l’altra di spalle in fondo alla stanza, speculari e opposte, le lega un velo bianco a farle inscindibili, come dello stesso metallo sono due facce – l’una all’altra ignote – della stessa moneta. Le due donne, come i palloncini, compongono la relazione fra la grande cantante lirica Maria Callas e la tenia che pare abbia ingerito per dimagrire. Nel loro dialogo immaginario fatto di monologhi concentrici si affaccia una pericolosa simbiosi, si fa indissolubile la loro relazione e la tenia assume i caratteri di una presenza immanente e non più eludibile. A farle dialogare sono Chiara Condrò ed Elisa Turco Liveri, insieme sul palco di questo Duetto (Ho chiuso gli occhi e ho mangiato), dalla penna di Antonio Moresco.
Un velo bianco dunque le unisce, uno strascico quasi da sposa (realizzato da Daniele Ferranti) conclude nel vestito dell’altra. Un lungo guanto nero, uno soltanto, le fascia a braccia alterne e cori polifonici potenziano il suono della loro (sua?) voce. Già, perché una bocca proiettata sui palloncini si moltiplica in suoni ed espressioni diverse (e quindi appunto suoni), ma che non appaiono mai divisi, come mai una bocca è disgiunta dalle altre. Sotto una luce tenue puntata sulle due protagoniste, come un cono da primattrice diffuso e disperso, pian piano la tenia guadagna il terreno che la vedrà sostituirsi alla cantante. Solo allora si prenderanno per mano, dal guanto nero, si accetteranno e la tenia potrà salire sul trono, presentarsi in proscenio a godere degli applausi. Ma il suo protagonismo è duraturo? Una tenia scava dentro fino al punto di mangiare anche una voce e dirla propria?
Turco Liveri e Condrò curano il testo di Moresco amplificandone il carattere sinistro, gli accenti macabri di una vicenda che si fa metafora pur mantenendosi fortemente ancorata a elementi concreti: l’ospite interiore ha dunque insieme un’anima tangibile, quasi clinica, e una invece fantasmatica, compresente. L’uso delle luci di Giovanna Bellini a bassa gradazione e con pochi cambi; le installazioni video di Salvatore Insana che, imprimendo immagini diverse su schermi vicini, rintracciano gli effetti di rimando e sviluppano un altro piano di significato; anche l’uso degli oggetti poveri e smagriti si impone minutamente come una scelta efficace di ideazione e composizione.
Una nuvola di palloncini bianchi in una stanza buia. È l’immagine di Maria Callas, l’ultima ad apparire impressa su quello schermo improvvisato, l’ultima e prima, la grande cantante che riconquista in qualche modo il suo palcoscenico. Ma in basso, ancora, il palloncino inchiodato dalla gravità si torce, un’anima inquieta si rimesta nel suo gonfiore, le luci si stanno spegnendo e tra poco anche l’aria, lì dentro, di certo finirà. Ma gli uccelli conoscono le vette con le ali, non con la voce. Sarà allora che Maria Callas, senza più cantare, inizierà a volare.
Simone Nebbia
Visto all’Atelier Meta-Teatro in marzo 2013
DUETTO
(HO CHIUSO GLI OCCHI E HO MANGIATO)
di Antonio Moresco
Adattamento e regia Chiara Condrò , Elisa Turco Liveri
Con Chiara Condrò, Elisa Turco Liveri
Installazioni video Salvatore Insana
Disegno luci Giovanna Bellini
Fonica Marco De Tommasi
Costumi Daniele Ferranti
Produzione Compagnia del Meta-Teatro
Spettacolo Finalista al Premio DANTE CAPPELLETTI 2012