“All that we can do”: sarà veramente tale la ventisettesima edizione di Romaeuropa festival — da stasera 26 Settembre al Teatro Argentina — piena di novità, di artisti storici e nuovi incontri, progetti collaterali che affiancheranno arricchendo la programmazione stessa del festival, tentativi di moltiplicare i punti di vista e le possibilità di visione attraverso il dialogo tra istituzioni che operano su uno stesso territorio — geopolitico e culturale — e quel moltiplicatore di possibilità che da sempre è stato il web, qui accolto nelle sue ultime tendenze e sperimentazioni. In tanti si sono cimentati quest’anno alla creazione del festival capitolino, da tempo ormai uno dei festival più autorevoli sul panorama non solo italiano ma internazionale, e ciò che ne esce fuori a primo sguardo è davvero un ottimo lavoro di networking, nel miglior senso del termine, o per dirlo in altri termini: tutto ciò che si poteva fare, mettendo insieme le forze e le capacità.
Sarà Akran Khan ad aprire le danze, ospite pluriennale del festival capitolino, artista eccentrico, simbolo di un’inedita capacità di fondere danza orientale e danza occidentale, presenterà quello che la stampa britannica ha definito un “capolavoro” (The Observer): Desh, Patria, un viaggio nel Bangladesh, terra d’origine del coreografo, spettacolo attraverso cui il festival inaugurerà anche la rassegna Metamondi (di Telecom Italia, ultimo grande promotore in Italia dei rapporti tra arte e tecnologie/bacino web), progetto di streaming live e on demand, attraverso cui poter vedere gli spettacoli in diretta o in differita da ogni lato del mondo dal sito telecomitalia.com.
Numerosi gli spettacoli di danza quest’anno dopo un’edizione più teatrale (quella dell’anno scorso); alle danze del controverso coreografo bangladeshiano infatti danno seguito, dal 5 al 7 Ottobre al Teatro Eliseo, le graffianti ed energetiche creazioni dell’ artista tedesca Constanza Macras, che in Here/After affronta il problema dell’agorafobia in una coreografia in grado di disegnare lo spazio chiuso, appartato, attraverso i corpi, il video e il suono.
Un’altra artista coreografa tedesca di successo torna a Romaeuropa. Dopo la performance che presentò in occasione dell’apertura del MAXXI nel 2009 Sasha Waltz torna ad uno degli spettacoli manifesto della sua poetica, Travelogue I- Twenty to eight (10 e 11 Ottobre al teatro Eliseo), riletto in una nuova versione, che oggi come allora dimostra di possedere già tutti i caratteri che fanno della danza di Sasha Waltz una pratica artistica originale e irripetibile: la vena ironica e surreale, l’impostazione della danza come “teatro totale” in cui non solo il movimento coreografico è centrale, ma altrettanto importanti sono: la musica — dal vivo e su partitura originale —, la commistione di diversi linguaggi visivi attraverso la tecnica del montaggio filmico e l’uso della parola “muta”, come nei film di inizio Novecento.
E poiché dobbiamo riconoscere che la danza è l’universo che negli ultimi anni ha dimostrato di essere il vero centro propulsore di una ricerca innovativa in ambito performativo, ancora danza per Romaeuropa: Bill T. Jones e la compagnia, fondata insieme all’artista Arnie Zane, compiono trent’anni di attività, Romaeuropa decide di riaffermare la propria fedeltà all’artista americano dedicandogli il 30th Anniversary Program (12 e 13 Ottobre, Auditorium Conciliazione), che comprende sia una coreografia di Arnie Zane del 1978, Continuous Replay, che due pezzi costruiti dai ballerini della compagnia su brani suonati dal vivo dall’Orchestra di Roma Tre, sinergia estemporanea per una cifra stilistica caratteristica: corpi solidi, eleganti in grado di declinare in movimento qualsiasi argomento, politico, sociale, antropologico. Sarà presentata in prima europea anche l’ultima creazione della compagnia: Story/Time (14 Ottobre, Teatro Eliseo), spettacolo dalla forma aperta, non solo poiché si costruisce a partire dal mélange di diversi linguaggi scenici ma anche perché trae ogni sera nuova linfa dal casuale mescolarsi dei racconti, variabile secondo la dottrina di Cage.
Il musicista americano è un altro degli artisti festeggiati da questa edizione di Romaeuropa, al centesimo anniversario dalla sua nascita, sessantesimo dalla morte e ventesimo dalla creazione della sua partitura più celebre 4’33” minuti di silenzio. Oltre a Jones lo celebrano la Danza Preparata del coreografo portoghese Rui Horta (3,4 Ottobre, Teatro Palladium), nuova creazione di Collettivo Cinetico — compagnia vincitrice del premio dedicato al Cage — (rassegna DNA, 21 Ottobre, Opificio Telecom).
In concomitanza alla danza di Jones, al Teatro Argentina Massimiliano Civica presenta il suo ultimo spettacolo: Soprattutto l’anguria, in cui lavora fedelmente un testo in cui “nulla è come sembra e tutto si mostra come non potrebbe essere”, scritto da Armando Pirozzi. In una nazione in cui la figura del drammaturgo/scrittore è in via d’estinzione, il regista dà nuova voce alla parola e al testo.
Tornando alla danza, versante italiano, una delle voci più autorevoli della nostra danza nazionale, Virgilio Sieni, il 17 e 18 Ottobre al Teatro Vascello introduce con il suo ultimo De Anima , il focus sulla nuova danza italiana, DNA, curata da Anna Lea Antolini per Romaeuropa festival. Quest’anno DNA si arricchisce di presenze, in alcuni casi giovani scoperte in altri giovani promesse della danza italiana. Tre giornate, 19/20 e 21 Ottobre accoglieranno tra teatro Palladium e Opificio Telecom, gli short works attraverso cui i giovani coreografi, Riccardo Buscarini, Giorgia Nardin, Daniele Ninarello, Annalì Rainoldi, Alessandro Sciarroni, Francesca B. Vista, Moritz Zavan, Francesca Pennini, potranno presentare al pubblico la propria ricerca, accompagnati da momenti di riflessione condivisa tra pubblico/artisti e promoters.
Ultimo sguardo all’Italia del teatro, con un tema che accomuna i lavori di Città di Ebla e Ricci/Forte: la morte. In Imitationofdeath (dal 24 al 28 Ottobre al teatro Palladium) il duo famoso per il suo performare di genere, sentimentale e giovanile, per i tanti attori che ne hanno occupato le scene, per il gusto provocante e glamour, per l’ironia che cela serietà, in quest’ultima produzione si lascia ispirare dallo scrittore di Fight Club, Chuck Palahniuk. Sedici performer offrono le proprie ossa, i vissuti per dire con i due artisti che: “l’imitazione della morte è l’esistenza stessa (…)” .
Diversamente per Città di Ebla in The dead (23 e 24 Novembre, teatro Palladium) il tema si declina sul pano della forma e linguaggio utilizzato, dove la fotografia —o perata dal vivo — di Laura Arlotti diviene il mezzo attraverso cui narrare, creando un necessario cortocircuito tra un arte “dal vivo”, quella performativa e l’arte del ricordo, del già vissuto, del passato che ritorna: la fotografia. Ispirato a I Morti, l’ultimo racconto di Gente di Dublino di James Joyce, lo spettacolo è un atto nostalgico e straniante, una personale declinazione del tema trattato e della cifra stilistica che da sempre caratterizza il lavoro della compagnia.
Dopo la parentesi italiana, lanciamo un ultimo sguardo alla programmazione internazionale: il coreografo samoano Lemi Ponifasio in Birds with skymirrors (dal 26 al 28 ottobre) rende omaggio alla tremenda bellezza del cambiamento climatico; la più importante compagnia di danza israeliana, Batsheva Dance Company diretta dal coreografo Ohad Naharin, presenterà due spettacoli, Deca dance 2012 e Sadeh 21 all’Audotorium Conciliazione 8 e 9 novembre; William Kentridge (parte del progetto Metamondi), presenta in prima nazionale Refuse the hour con la danzatrice sudafricana Dada Masilo.
Quicksand (dal 4 al 6 novembre, al teatro Palladium) è la scrittura a più voci dei quattro drammaturghi Gian Maria Cervo, Marius von Mayenburg, Albert Ostermaier, Rafael Spregelburd, che affrontano insieme il tema, spinoso, del rapporto tra sicurezza e libertà degli individui.
Continua a caratterizzare il festival il progetto Digital Life, spazio fisico, dal 15 novembre alla Ex GIL di Trastevere, al MACRO Testaccio e all’Opificio Telecom Italia, e concettuale. Luogo di incontro tra arti performative e arti visive, tra scena e nuovissime tecnologie. Spazio di trasmigrazione degli artisti della scena agli spazi espositivi e degli artisti visivi ai palcoscenici, in perfetta tendenza e anticipazione delle pratiche e delle tendenze eminentemente contemporanee.
Chiara Pirri