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Ipercorpo 2012 a Forlì: Articolo 1

Francesca Proia "The abreathing us" foto di Futura Tittaferrante

Anche quest’anno Città di Ebla ci regala uno tra i festival “minori” (per durata e risorse economiche, non certo per qualità e affluenza di pubblico) più interessanti, attraverso la vetrina Ipercorpo. Un tripudio di artisti romagnoli, a giudicare dal programma; ma a ben vedere, più che un festival regionale, Ipercorpo è un diario di bordo di un gruppo di artisti (Claudio Angelini, Davide Ferri, Città di Ebla) radicati su un territorio cittadino e nazionale, forti di una coscienza politica e artistica, che esprimono così il desiderio di declinare il pensiero fuori da un discorso autoriale, quale è quello dell’artista, tracciando un percorso all’interno del lavoro di artisti a sé affini, non solo in senso geografico ma anche e soprattuto artistico. Negata è in tal modo la supremazia dell’ego che afferma, affinché si possa costruire uno stato di indagine quest’anno incentrato sulla tematica del lavoro, come il titolo di quest’ultima edizione — Articolo 1 — esplicitamente indica. Sarà una tavola rotonda il pomeriggio di sabato 22, nel terzo giorno di festival, a rendere concreta questa analisi, oltre a far da cornice a tutti i lavori presentati al festival.

Apre il 18 Settembre la danzatrice Francesca Proia con The breathing us, pezzo coreografico sul lavoro del respiro come campo di energia e via di comunicazione in una relazione amorosa. A questa pre-inaugurazione nella Fabbrica delle Candele segue l’apertura dello spazio che Ipercorpo occupa dal 2011, il Deposito ATR, attraversato nella serata del 20 Settembre dai lavori di: Anagoor, compagnia di cui abbiamo avuto modo di conoscere l’eclettismo e il rigore filologico (Con la virtù come guida e la fortuna per compagna);
 Fuocofatuo, Suite A — Una collezione organizzata di oggetti, sonorizzazione, concerto per oggetti già presentato nell’ultima edizione del festival di Santarcangelo; Fiorenza Menni/Teatrino Clandestino con il progetto modulare Civile, nella sua terza declinazione “L’Arte è facile”, protagonista: Paola Villani (Pathosformel). Il 21 e il 22 saranno presentate le altre due tappe del progetto.
Venerdì 21 Settembre ci accoglie lo humor della compagnia fiorentina Teatro Sotterraneo: “(…) colonizzare il futuro. Scienza e immaginazione. Adattamento continuo ai cambiamenti dell’habitat. (…)”, è il richiamo della seconda parte del dittico sulla specie: L’origine della specie_da Charles Darwin. La società globale è vista attraverso le pratiche del cibo in Narrare l’agnizione di Ivan Fantini, mentre il giorno successivo saranno due gemelle, una figura allo specchio, ad evocare un altro elemento feticcio della società di massa: il prototipo, una figura sempre uguale a se stessa o il viaggio di un anima che si guarda riflessa, nella performance di Muna Mussie (performer per Teatrino Clandestino, Teatro Valdoca) in: Monkey see, Monkey do (Chapter I).
Chiude la serata del 22 Settembre An Afternoon love di Pathosformel, performance in grado di suscitare il sentimento amoroso nella lettura dei gesti che legano il giocatore di basket e il suo strumento di lavoro, la palla.

il récital di Massimo Foschi Tebe dalle Sette Porte, chi la costruì?, riporta direttamente l’attenzione al campo semantico del festival, il lavoro è qui preso in considerazione come attività astratta, allo stesso tempo fisica e mentale, e posto in relazione alle opere pittoriche della collezione Verzocchi. Ipercorpo chiude con il concerto di Francesco “Fuzz” Brasini + Luciano Maggiore, esponenti di spicco della scena elettroacustica italiana: frequenze, suoni, risonanze ricercate, lavorate ed eleganti, in grado veramente di deformare lo spazio.
Il lavoro, ancora una volta. Non certo inteso solo in senso politico e culturale: la linea artistica che anima questo festival, per mano e pensiero dei suoi ideatori, indica chiaramente un campo semantico della parola in cui il termine “lavoro” si articola nella definizione di operosità, di energia, la cui messa in campo e la cui trasformazione saranno sinonimo anche di ricerca, di progresso. E certamente di coraggio.

Chiara Pirri

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