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Castiglioncello 2012: Inequlibrio è l’orizzonte mobile del teatro

fonte: www.armunia.eu

 

Certi articoli si scrivono a memoria. Vado al Festival di Castiglioncello da qualche anno, ho vissuto il passaggio di consegne più sospirato di questi anni teatrali, quello tra Massimo Paganelli e il suo – lo dicemmo subito – naturale successore Andrea Nanni (due uomini di pensiero, di puro intelletto e non direttori di scena), ho visto mutare l’impegno di Armunia e dei suoi componenti lungo l’intera stagione che consegna ora a un festival rinnovato la qualità di un pubblico incuriosito e attento, ho apprezzato lo scorso anno l’esperimento di rivolgersi a una comunità più allargata di paesi vicini, spostando l’attenzione di spettatori abituali come noi a contatto con una diversa percezione. Ecco allora che alla memoria dei fatti si affianca, qui meglio che altrove, la memoria dei luoghi. La Castiglioncello mutata per mano di Nanni sta cercando di radicare le attività artistiche e culturali nella popolazione locale in maniera diversa e – probabilmente – più incline ai tempi contemporanei. Che le arti seguano il mutamento è forse accadimento noto, meno e più intrigante è forse che cerchino di determinarlo, stimolando di continuo la curiosità mai sopita del fruitore d’arte.

Il festival Inequilibrio 2012, ai nastri di partenza il 29 giugno per questa edizione numero XV che terminerà l’8 luglio, disseminerà dunque una volta ancora i suoi appuntamenti lungo percorsi di bonifica culturale, tenendo alla sua missione in maniera ferrea e rigorosa. I numeri vogliono intanto la bellezza di 34 spettacoli in dieci giorni, tra i quali 10 sono le coproduzioni e 12 le prime nazionali: con questo biglietto da visita Armunia si presenta all’avvio e si impone ancora una volta come punto di snodo fondamentale dell’estate teatrale nazionale, scegliendo con grande spirito d’avventura di puntare certo su presenze di sicuro richiamo, ma di affiancarle con artisti meno noti e però animati da belle e germinali speranze.

fonte: www.youandnews.com

Saranno allora forse Claudio Morganti o Virgilio Sieni a dover tenere cerimonia di quanto si svolgerà dal Castello Pasquini in un raggio che per la prima volta raggiungerà – insieme a Castelnuovo della Misericordia, Gabbro, Nibbiaia, Rosignano Marittimo, Rosignano Solvay, Vada – anche la città di Livorno (presso il Centro Artistico Il Grattacielo); il primo con l’Ombre Wozzeck già portato in scena a Milano nell’arco della stagione scorsa e che dispone l’attraversamento di due opere care all’artista genovese: il Woyzeck di Georg Büchner e Wozzeck di Alban Berg, il secondo con ancora altre esperienze legate alla sua Accademia sull’arte del gesto, progetto che è stato in grado in questi anni di trarre cognizione del movimento da corpi che si scoprivano danzatori (vedremo In ascolto e I giardinieri e le fatine). Accanto a loro già grandi sono i percorsi di altri gruppi artistici che portano interessanti progetti come la società giovane di Scena Verticale, il Pasolini di Nerval Teatro preparato durante una lunga residenza proprio al castello, il Reality di Deflorian/Tagliarini dal reportage di Mariusz Szczygiel sugli scritti minuziosi di Janina Turek, ma non manca la danza con Kinkaleri, Abbondanza/Bertoni e l’ascesa di Collettivo Cinetico; si aggiunge, a presenze dunque di grande rilievo, una schiera di artisti che stanno imponendosi a livello nazionale (e non solo), come Zaches Teatro, inQuanto teatro, Gli Omini e tanti altri, fra cui spicca senza dubbio il debutto del dialogo mancato Petitoblok, immaginato da Punta Corsara.

Due lumi si sceglie Andrea Nanni, perché diano luce alla via tracciata dal suo festival, due pensieri che siano suggello dell’esperienza, due autori che mi piace pensare non siano casualmente una poetessa e un critico, l’artista e il lettore acuto, come fosse una relazione che dipinga la possibilità dialogica e se ne porti il segno di parole e gesti, teatro e danza: Wislawa Szymborska e Cesare Garboli; sembra proprio nel raggio che li lega il desiderio di affermare il teatro come accadimento assieme promesso e imprevisto, la cui fugacità s’imprime paradossalmente come unica cosa reale nella realtà di superficie, un “orizzonte mobile” che dichiara la nostra esistenza nell’unico luogo incontrastabile: ovunque, in ogni luogo è il solo luogo del teatro. E della vita. Che strano, che curioso, proprio il posto dove si svolgerà questo festival…

Simone Nebbia

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