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Focus Sicilia: Miseri e malinconici i clown di Franco Scaldati

Franco Scaldati - Foto Ufficio Stampa

Quando un grande del teatro come Franco Scaldati decide di fare coesistere sulla stessa scena una galleria di personaggi ormai “classici” e rappresentativi del suo mondo poetico, non si può che stare lì ad assaporare quel misto di onirismo stralunato e lirismo surreale che sono la cifra stilistica di questo autore. E non importa se a legare questi frammenti di Piccole lune per due clown, siparietti di pochi minuti, manchi un collante energico ed efficace, perché lo spettacolo è tutto un affiorare di presenze evanescenti, ladruncoli, prostitute, barboni, che fanno dell’incanto e dello stupore un malinconico contrappunto alle brutture della vita. Su questo pullulare di esseri ultimi, poveri, miserabili, straccioni, aleggia un alone di mistero e delirio, una comicità fatta di paradossi che svela una dimensione disforica e metafisica del reale. Gli storici Totò e Vicè, dietro cui si celano due barboni palermitani degli anni ’50, Rosa e Gelsomino che tirano pietre ai lampioni colpevoli di aver preso il posto della luna, Isidoro, convinto di sapere imitare il verso degli animali, tante microstorie da cui affiora un universo allucinato, di visionari, pazzi, grotteschi personaggi nei cui sguardi candidi, nelle cui vite slabbrate, distorte, traspare una sfumatura di sogno.

In questa atmosfera lunare si delinea l’universo desolato dei sobborghi palermitani, sovrastato però da un cielo e una luna che sono l’aspirazione al sogno, alla poesia, alla bellezza, che altrimenti non sarebbe concessa a questa umanità emarginata, povera, spogliata di tutto. Che si tratti di discesa agli inferi o ascesa in un universo paradisiaco fatto di piccoli incantamenti e fascinazioni oniriche, la drammaturgia di Scaldati sembra essere un ossessivo disvelamento di una condizione umana meschina, marginale, ai limiti della non-vita, ai limiti della follia, ai limiti di tutto. Tuttavia proprio questa condizione è l’unica che sposta il piano della realtà concedendo uno sguardo diverso, quello scatto di dolcezza e abbandono assoluto, un valore essenziale, un’autenticità paradossale e ingenua che è il sostrato umano di questi piccoli esseri dispersi nel grande cosmo della vita.

Aurora Falcone e Serena Barone - Foto Ufficio Stampa

Scaldati cerca continuamente una profonda comunicazione con gli strati più profondi e ancestrali della terra siciliana, ogni gesto e ogni parola si allargano ad una dimensione cosmologica, ogni sentimento si scioglie in canto poderoso all’esistenza, ogni elemento naturale è preda di misteriose metamorfosi, tutto è ridotto al minimo della vita, eppure da ogni elemento si spalanca una dimensione di assoluto. In bilico tra norma ed eccesso, tra grottesco e serietà, tra capacità visionaria e realismo, analisi dell’animo e gusto dello sberleffo, la sua è una comicità allibita, perfino tragica, dolorosa.

A dare sonorità a questa profonda compenetrazione tra gli esseri e le cose, la scelta linguistica del dialetto riassume in sé l’esperienza di subalternità di quelle esistenze. A dire il vero la scelta linguistica di Scaldati è anche scelta estetica, la sua lingua è portatrice di una verità nuda, di una ingenuità pura che nomina che le cose e se ne stupisce. Ne risulta un composto insieme cromatico, sonoro, odoroso, che compone insieme onestà e leggerezza, umorismo e candore. Sonorità, cadenze e ritmi che sono anche quelle degli attori, Serena Barone, Aurora Falcone, Laura Geraci, Fabio Lo Meo, Salvatore Pizzillo, Antonella Sampino, tutti eccellenti nel nutrire quei personaggi stralunati, sognanti, malinconici, sgraziati, di una corporeità viva e mossa, di una carica emotiva lancinante. Così come toccante è la voce di Egle Mazzamuto, con le sue canzonette napoletane, le movenze da clown e la grazia, la leggerezza di un arlecchino rosa di Picasso.

Filippa Ilardo

Visto al Teatro Biondo di Palermo in maggio 2012

PICCOLE LUNE PER DUE CLOWN
Testo e regia Franco Scaldati
Scene Massimiliano Carollo
Costumi Egle Mazzamuto
Luci Nino Annaloro
Con Serena Barone, Aurora Falcone, Laura Geraci, Fabio Lo Meo, Salvatore Pizzillo, Antonella Sampino, Franco Scaldati
Musici Carmelo Farina, Egle Mazzamuto
Produzione Teatro Biondo Stabile di Palermo – Compagnia di Franco Scaldati

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