Spettacolo dell’anno:
Ex aequo The History Boys di Teatridithalia e a Dopo la battaglia di Pippo Delbono [recensione]
Regia:
Valerio Binasco per Romeo e Giulietta e Mario Martone Operette morali [recensione]
Scenografia:
Maurizio Balò per Il misantropo
Attore:
Gianrico Tedeschi (La compagnia degli uomini)
Attrice:
ex aequo Mariangela Melato e Federica Fracassi
Attore non protagonista:
Luca Micheletti in La resistibile ascesa di Arturo Ui [recensione]
Attrice non protagonista:
Ida Marinelli per The History Boys
Nuovo attore o attrice (under 30):
I ragazzi di The History Boys (Giuseppe Amato, Marco Bonadei, Angelo Di Genio, Loris Fabiani, Andrea Germani, Andrea Macchi, Alessandro Rugnone, Vincenzo Zampa)
Migliore novità italiana (o ricerca drammaturgica):
The End di Valeria Raimondi e Enrico Castellani [recensione]
Migliore novità straniera:
Lucido di Rafael Spregelburd [recensione]
Migliore spettacolo straniero presentato in Italia:
Vollmond (Pina Bausch, Tanztheater Wuppertal Pina Bausch)
Premi speciali:
– Teatro Povero di Monticchiello per il coinvolgimento di un intero paese in un progetto di teatro civile di forte intensità poetica
– Il festival Prospettiva di Torino, a cura di Mario Martone e Fabrizio Arcuri, terreno di confronto artistico internazionale rivolto alla crescita del “nuovo” [articoli su prospettiva 2011]
– Mario Perrotta per la “Trilogia sull’individuo sociale”, del quale coglie la disgregazione nel mondo contemporaneo
– Rai Radio 3 per aver riproposto con successo un genere “dimenticato” quale il radiodramma, valorizzandolo come arte del presente [articoli su Radio 3]
– Virgilio Sieni non solo per il complesso del suo lavoro sul movimento, ma anche per la ricerca di nuovi linguaggi con interpreti non professionisti
– Teatro Valle Occupato per l’esempio di una possibilità nuova di vivere il teatro come bene comune [articoli sul Teatro Valle occupato]
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Gli spettacoli al ballottaggio
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Gentile Teatro e Critica, manca tra le citate la categoria del “Migliore attore non protagonista”.
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grazie
Fatto, aggiunta la categoria mancante.
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Grazie!
Poi arriva il 2011. Che si staglia davvero come “l’anno prima della fine del mondo”. Ma senza lasciare tracce, non è come l’ultima festa di liceo prima dello scadere dell’adolescenza. Non c’è niente da ricordare. Non è memorabile. Non c’è il divertimento, né la spensieratezza, né il coraggio di una follia fuori dagli schemi. Solo l’abisso di noia, di quelle cene stanche dove tutto si è detto, tutto era già stato previsto. Dove nemmeno i litri di vino inducono a una libertà scatenata e incosciente, a un eccesso di verità. Si depositano solamente quelle confessioni dimesse e depresse, dal vago sapore retrò, sfocate nel bianco e nero di un “ti ricordi…?”.
Sedimenta solo l’angoscia di un atteggiamento infetto da armi batteriologiche. Il nemico invisibile. Cade l’imperatore e al bachetto di Caligola i piccoli si ingozzano fino a sformarsi, fino a invadere ogni spazio con la loro obesa tracotanza. Si rimane 1 metro e 10 di altezza, non si svetta mai sopra le nuvole. Ci si allarga: isolati, regioni, territori ricoperti nel lardo della smania. Di esserci. Di essere tutti, almeno per un giorno, demiurghi impotenti e sterili. Oggi ci siete stati tutti. Decine di pontefici nani a marchiare il culo del teatro come un Parmacotto. A tessere trame di convenienza senza nemmeno il decoro di badare all’evidenza dell’intrigo. I premi Ubu di quest’anno, gli emeritissimi critici e tutto lo stagno di rane salmastre: se tracci una riga con una penna, combaciano come il gioco dei punti numerati della settimana enigmistica. L’atto di quest’oggi è un’azione grave. Di forte diseducazione. Di imperdonabile sordità verso una scena artistica contemporanea di respiro INTERNAZIONALE. Lasciamo il panorama italiano tramontare nella filigrana di cartoline sgualcite, ne alteriamo il colore, lo viriamo su cromatismi in tecnicolor. Tutto è museo. Tutto è teca d’ara pacis senza il silenzio e la quiete maestosa di un funerale di Stato. Solo il rumore di chi rumina agli angoli della stanza, sporcando le pareti, insozzando gli affreschi. Una Carnezzeria (per citare la Dante) di jene fameliche, di rapaci necrofagi. I premi Ubu quest’anno si celebrano persino prima della loro dichiarazione pubblica. Un giocattolo impazzito nelle mani di vecchi capricciosi.