Giunto alla sua seconda edizione (inaugurata il 14 Ottobre 2011), Outdoor Urban Art Festival, l’evento curato da NUfactory, sceglie di trasformare il quartiere Ostiense di Roma in un museo a cielo aperto. L’habitat metropolitano, caratterizzato da meravigliose archeologie industriali, è infatti attraversato da un vero percorso espositivo, che di quella stessa metropoli cerca di catturare le voci. Inserire un’opera nel tessuto urbano significa tracciare complesse relazioni con l’ambiente, innestare momenti di pura contemplazione visiva sulla quotidiana routine cittadina, scavare nelle relazioni sociali che caratterizzano un’area territoriale.“Raccontare il presente alle generazioni future lasciando un segno indelebile” è il concept dell’edizione 2011 di Outdoor. La zona a cavallo del fiume Tevere – ex polo industriale di Roma ora soggetto a una vasta opera di riqualificazione urbana e reinvenzione architettonica – ospita artisti internazionali impegnati nella produzione di istallazioni, sculture, murales permanenti, knitting art e graphic novel. Si parte dal Teatro India – spazio in cui si è svolta l’inaugurazione della mostra – che all’ombra del gazometro, l’affascinante struttura cilindrica in acciaio che caratterizza lo skyline della zona, ospita le istallazioni aliene di Zedzs: monoliti rossi, parallelepipedi dalla natura insondabile che interagiscono non solo con l’architettura dell’attuale spazio teatrale, ma anche con eventuali visitatori. Attirato dalla materia rossa che caratterizza le sculture, infatti, lo spettatore è invitato a entrare in contatto con esse, quasi a giocarci, re-inventando di volta in volta il ruolo dell’opera. Di atmosfere “aliene” si continua a parlare analizzando i lavori disposti lungo il percorso espositivo. Primo fra tutti quello dell’artista brasiliano Herbert Baglione, ospite della Biennale d’Arte di San Paolo, per la prima volta a Roma per cimentarsi su una superficie di grande formato presentando un murales permanente. Linee curve in bianco e nero e figure monocrome indagano i temi dell’integrazione e dell’alterità. Segni grafici e forme ispirate all’Art Nouveau si annodano sulla superficie della parete urbana scelta per l’opera, mostrando solitarie figure aliene, deformazioni quasi fumettistiche dell’umano. Con queste stesse deformazioni gioca l’italiano Agostino Iacurci, già presente sul territorio romano con vari murales su grandi superfici. L’artista costruisce la sua opera sopra la Pescheria Ostiense, rappresentando un universo leggero, un mondo fluttuante e sommerso. L’illustratrice Chiara Fazi utilizza invece la facciata di un edificio per esporre le sue tavole illustrate ispirate alla campagna pubblicitaria di Nastro Azzurro Say Yes. Sei maxi tavole sono qui utilizzate per ricordare sei “Sì” prescelti nell’immaginario cinematografico degli ultimi quaranta anni.
È infine da segnalare l’opera di Maria Carmela Milano, ex membro del collettivo Santasangre, che realizza insieme a Federica Terracina e con il supporto dell’associazione Pippicalzelunghe un’istallazione di knitting art su un edificio all’angolo di Via del Porto Fluviale. Scampoli di stoffa e fili di lana si annodano e percorrono lo spazio in un reticolato complesso di arterie, vene e capillari che si muovono verso un cuore, centro propulsore di energia. Questa ragnatela sanguigna e femminile (per via della storia della stessa knitting art) descrive connessioni temporali, collega il passato, l’archeologia industriale – che rende così affascinante questo frammento di territorio romano – con il suo sviluppo futuro, diviene metafora delle relazioni e connessioni tra essere umano e città.
Matteo Antonaci